| 
	
	| 
	
			Documenti da presentare alla 
Capitaneria di Porto (per gli Uffici della Motorizzazione Civile potrebbero 
esserci delle variazioni. Informarsi presso i rispettivi Uffici). |  
			Oltre alla domanda di ammissione agli esami deve essere redatta in 
			duplice copia conforme al modello dell'allegato G al Decreto 
			09/10/1997 n.431, occorre preparare la seguente documentazione: 
- Ammissione agli 
			esami (per il comando di imbarcazioni e di navi da diporto): . Domanda (in 
			duplice copia di cui una in bollo). Una copia vistata dall'Ufficio 
			verrà restituita al candidato e costituisce l'autorizzazione 
			provvisoria per esercitarsi a bordo;  . Certificato 
			medico (in bollo) conforme al modello allegato B) al D.P.R.9.10.1997 
			n. 431 (regolamento sulla disciplina delle patenti);  . n° due foto 
			formato tessera;  . Attestazione di 
			pagamento della tassa di € 12,91 (€ 64.56 per le navi) sul c.c.p. 
			8003 intestato all'Ufficio del Registro Tasse CC.GG. ROMA - 
			Cod.Tributo 6222 - con la causale. "Tassa di ammissione all'esame 
			per patente nautica";  . Attestazione di 
			pagamento di € 2,56 (per le navi € 15,49) sul c.c.p. della Tesoreria 
			Provinciale dello Stato competente per territorio con la causale: 
			"Capo XV° - Capitolo 3570 - C.E.E.D. Ministero dei Trasporti e della 
			Navigazione - Tributo esame conseguimento patente nautica". Al 
			momento della prenotazione all'esame deve essere consegnato 
			all'ufficio quanto segue:
 . Attestazione di 
			pagamento dello stampato a rigoroso rendiconto (Anno 2002 € 1,44 ) 
			sul c.c.p. intestato alla Tesoreria Provinciale dello Stato con la 
			causale: "Capo IX - Capitolo 3484 - C.E.E.D. - Provveditorato 
			Generale dello Stato - Pagamento stampato patente nautica"; 
			 . Marca da bollo (€ 
			10,33). Nota: i versamenti indicati ai punti 4, 5 e 6 
			devono essere effettuati su appositi modelli di c.c.p.
 - Candidati agli 
			esami già in possesso dell'abilitazione a motore che intendono 
			conseguire anche quella a vela con motore ausiliario o 
			l'abilitazione per limiti di navigazione superiori.  . Domanda (in 
			duplice copia di cui una in bollo);  . Documentazione 
			indicata ai punti 2 - 3 - 4 - 5 - 6 e 7 della precedente lettera A);
			 . Copia della 
			patente nautica in possesso (non in bollo).  Il 
			modello della domanda e molte altre informazioni possono essere 
			reperite e scaricate dal sito web ufficiale delle Capitanerie di 
			Porto - Guardia Costiera al seguente indirizzo 
			
			
			
			http://www.trasportinavigazione.it/cp
 
					Documenti nauticiVengono detti genericamente documenti nautici tutte le 
					pubblicazioni nautiche edite da un Istituto Idrografico ed 
					impiegate per la navigazione. In Italia l'Istituto che 
					pubblica i documenti ufficiali è quello Idrografico della 
					Marina Militare. Le principali pubblicazioni da esso edite 
					sono:
 
  le 
					carte nautiche, 
  la 
					pubblicazione 1111, che contiene tutte le abbreviazioni e la 
					simbologia in uso nelle carte nautiche; 
  i 
					Portolani ; 
  l'Elenco 
					fari e segnali da nebbia; 
  i 
					Radioservizi per la navigazione e i Servizi Radiometeorologici del Mediterraneo; 
  le 
					Tavole nautiche; 
  le 
					Tavole di marea. Tutti i documenti nautici devono essere 
					aggiornati periodicamente al fine di poter informare i 
					naviganti sulle notizie riguardanti la sicurezza della 
					navigazione e aggiornare i documenti nautici. Per ottenere 
					ciò l'Istituto Idrografico della Marina Militare pubblica, 
					con cadenza quindicinale, il fascicolo degli Avvisi ai 
					naviganti.
 
 Il Portolano
 È costituito da 5 
					volumi, che coprono tutto il Mediterraneo, in essi sono 
					contenute informazioni meteorologiche e a carattere generale 
					riguardanti la navigazione, le zone impegnate in 
					esercitazioni militari, le acque internazionali, 
					informazioni dettagliate riguardanti la costa, il profilo 
					verticale della costa, la descrizione dettagliata dei punti 
					cospicui, i pericoli per la navigazione, nonché tutte le 
					informazioni relative alle norme e disposizioni per 
					l'accesso ai porti, ai rifornimenti di acqua e carburante, 
					ai servizi portuali, alle attrezzature idonee al carico e 
					allo scarico delle merci, ai bacini di carenaggio e i 
					cantieri navali ecc.
 
 Elenco fari e segnali da 
					nebbia
 In questa pubblicazione (un unico volume che 
					copre tutto il Mediterraneo) sono elencati tutti i 
					segnalamenti marittimi luminosi ed acustici disseminati 
					lungo le coste, in mare aperto e all'interno dei porti 
					esistenti nel Mar Mediterraneo, nel Mar Nero e nel Mar d'Azov.
 La pubblicazione contiene: il numero di identificazione 
					del segnale, la località, il nome l'ubicazione e le 
					coordinate geografiche del segnale, la caratteristica 
					luminosa, l'altezza della luce sul livello di riferimento, 
					la portata luminosa o quella geografica, la descrizione 
					della costruzione e del sostegno e la sua altezza in mare, 
					le fasi, i settori, i segnali da nebbia ed eventuali 
					avvertenze;
 
 Radioservizi per la navigazione e i 
					Servizi Radiometeorologici del Mediterraneo
 La 
					pubblicazione, in due volumi, contiene, oltre all'elenco dei 
					radiofari, i segnali orari trasmessi in RT, gli Avvisi ai 
					Naviganti in RT, radio servizi sanitari, il servizio VHF, 
					l'elenco delle stazioni costiere, i codici internazionali 
					impiegati per la cifratura dei messaggi meteorologici, il 
					servizio Meteomar e Bollettini del mare, l'elenco delle 
					stazioni radio che trasmettono informazioni meteo, stazioni 
					che curano la diffusione in Radio Facsimile e orari di 
					diffusione, ecc.;
 
 Tavole nautiche
 Sono una 
					raccolta di tavole utili per la navigazione, come ad esempio 
					la tavola che fornisce i percorsi in miglia in un dato 
					intervallo di tempo, le tavole che permettono di risolvere i 
					problemi della navigazione lossodromica, la tavola che 
					calcola la distanza dell'orizzonte apparente, quella che 
					calcola la distanza in miglia alla quale un oggetto è 
					avvistato sulla linea dell'orizzonte, quella che consente di 
					trasformare il vento apparente in vento reale, varie tavole 
					di conversione ecc.;
 
 Tavole di marea
 Queste 
					tavole contengono i dati relativi alle maree e alle correnti 
					di marea del Mediterraneo; nella pubblicazione sono 
					riportate le previsioni giornaliere, le ore e le altezze 
					delle maree dei porti campione e di altri principali porti.
 
 
 
					Paralleli e meridianiLa Terra, 
					per gli scopi pratici della navigazione, può essere 
					considerata, senza apprezzabili errori, come perfettamente 
					sferica, costituita da una superficie liscia ed omogenea.
 La tera ruota in senso antiorario (per un osservatore posto 
					al Polo Nord) attorno ad un asse di rotazione i cui estremi 
					sono il Polo Nord ed il Polo Sud.
 Il 
					circolo massimo perpendicolare all'asse di rotazione è detto
					Equatore; esso divide la terra in due emisferi, 
					quello settentrionale o boreale e quello meridionale o 
					australe. Tutti i circoli minori, paralleli all'Equatore, 
					sono detti paralleli.
 Tutti gli altri circoli 
					massimi, che hanno per raggio quello terrestre, passanti per 
					i poli e perpendicolari all'Equatore, sono detti 
					meridiani. Tra questi quello che passa per Greenwich 
					è detto meridiano fondamentale. Questo meridiano ed 
					il suo opposto dividono la terra in due emisferi: l'emisfero 
					orientale e l'emisfero occidentale.
 
 
				
					| 
					  | 
					 |  
					| 
 |  
					| 
					  | 
					
					  
						
						
						Emisfero occidentale 
						
						Emisfero orientale  |  
					| 
						
						
						Emisfero settentrionale 
						
						Emisfero meridionale  |  
					
					Latitudine e LongitudineLe 
coordinate geografiche di un punto sulla superficie terrestre sono: la 
Latitudine e la Longitudine.
 
 La Latitudine 
							è l'arco di meridiano compreso tra l'Equatore ed il 
parallelo passante per il punto. Si misura in gradi, primi e secondi, partendo 
dall'Equatore verso i Poli.
 Si conta da 0° a 90° positivamente verso il polo 
Nord e da 0° a 90° negativamente verso il polo Sud.
 Si indica con la lettera 
							j (fi) dell'alfabeto 
greco.
 La latitudine di tutti i punti posti sull'Equatore è uguale a 0°; 
quella del Polo Nord è di + 90°, mentre qualla del Polo Sud è uguale a - 90°.
 
 
 
						
							|  |         |  |  
							La 
Longitudine è l'arco di Equatore compreso tra il meridiano passante per 
Greenwich ed il meridiano passante per il punto. Si misura anch'essa in gradi, 
primi e secondi, partendo dal meridiano di Greenwich, verso il meridiano 
passante per il punto.Si conta da 0° a 180° positivamente verso Est e da 0° 
a 180° negativamente verso Ovest.
 Si indica con la lettera l (lambda) 
dell'alfabeto greco.
 La longitudine di tutti i punti posti sul meridiano di 
Greenwich è di 0°, quella dell'antimeridiano è di 180°.
 
						
							|  |  |  |    
					Distanza e velocitàIn mare le 
					distanze non sono espresse in chilometri, bensì in miglia.
 Il miglio rappresenta la lunghezza di un primo di 
					ellissi meridiana alla latitudine media di 45° e misura 
					esattamente 1852 metri.
 Sulle carte 
					nautiche in proiezione di Mercatore (quelle maggiormente 
					adoperate per la navigazione) la lunghezza di un miglio 
					corrisponde alla lunghezza di un primo di latitudine.
 Misurando le distanze in miglia le velocità saranno espresse 
					in miglia/ora.
 Tale unità di misura prende il nome di 
					nodo.
 Il nome di nodo deriva dall'antico strumento 
					con il quale si misurava la velocità delle navi. Questo era 
					costituito da un galleggiante zavorrato, assicurato ad una 
					sagola marcata, a distanze proporzionali alla frazione di 
					tempo utilizzata per la misura, con dei nodi.
 Il 
					galleggiante veniva filato in mare da poppa, contando il 
					numero di nodi che scorrevano tra le dita nell'unità di 
					tempo. Questo numero rappresentava la velocità.
 Ad 
					esempio, se si impiegava come unità di misura 30 secondi, 
					essendo questi la 120a 
					parte dell'ora, si divideva la lunghezza del miglio in 120 
					parti, ottenendo: 1852:120 =15.4 metri, che era 
					approssimativamente la distanza che separava un nodo della 
					sagola dal successivo.
 Questo strumento e tutti i 
					successivi, nati dalla elaborazione di questo o dal supporto 
					dell'elettronica, impiegati per la misura della velocità 
					sono detti solcometri.
 
 Rappresentazione della superficie terrestre
 Scopo 
					principale della navigazione marittima è quello di spostare, 
					in sicurezza ed in economia, un galleggiante da un punto ad 
					un altro della superficie terrestre, attraverso il mare. Per 
					far ciò occorre:
 
  tracciare la rotta più conveniente e sicura che collega i 
					due punti; 
  condurre il galleggiante lungo la rotta prescelta; 
  determinare con una certa frequenza la posizione assunta dal 
					galleggiante. Per rendere agevole tale compito si 
					utilizzano delle rappresentazioni piane della superficie di 
					parte del globo terrestre.
 Tali rappresentazioni sono 
					dette carte nautiche.
 Le carte nautiche debbono possedere 
					particolari caratteristiche, che rendono più agevole la 
					pianificazione della navigazione..
 Queste caratteristiche 
					sono:
 
						la 
						isogonicità, caratteristica secondo la quale esiste 
						l'eguaglianza tra un angolo misurato sulla terra e il 
						corrispondente angolo misurato sulla carta nautica;
						la 
						rettifica delle traiettorie, che consente quindi di 
						segnare con una semiretta la curva della lossodromia 
						(particolare tipo di traiettoria nella quale viene 
						mantenuto costante l'angolo formato con i meridiani, 
						che, sulla sfera terrestre, è rappresentata da una curva 
						a spirale).  
						
							|   | Sulla 
							superficie terrestre la traiettoria rossa 
							rappresenta una Ortodromia, la spirale di colore 
							scuro, che taglia i meridiani sotto lo stesso 
							angolo, è una Lossodromia |  
							|   |  
							| Sulla 
							carta nautica la lossodromia viene rappresentata da 
							una semiretta che traglia i meridiani con angolo 
							costante. |  Le carte impiegate nella 
					navigazione sonoprincipalmente di due tipi:  
						
						
						carta in rappresentazione di Mercatore; 
						
						carta in proiezione gnomonica.  A seconda della scala, 
					cioè del rapporto tra le dimensioni misurate sulla carta e 
					le corrispondenti dimensioni sulla Terra, si hanno i 
					seguenti tipi di carte:  
						
						
						carte oceaniche e carte generali (scala compresa tra 
						1/6.000.000 ed 1/1.000.000); 
						
						carte costiere generali o a media scala (scala compresa 
						tra 1/1.000.000 e 1/200.000); 
						
						carte costiere particolari (scala compresa tra 1/200.000 
						e 1/60.000); 
						
						carte dei litorali e dei porti (scala compresa 
						tra1/60.000 e 1/2.000) 
						
						carte dei porti minori con scale variabili tra 1/5.000 e 
						1/1.000. 
 
					Rappresentazione di MercatoreQuesta rappresentazione è largamente impiegata in quanto 
					soddisfa le principali necessità del navigante, che possono 
					essere così sintetizzate:
 - rettifica delle 
					lossodromie (particolare tipo di traiettoria nella quale 
					viene mantenuto costante l'angolo formato con i meridiani);
 - isogonicità, caratteristica secondo la quale esiste 
					l'eguaglianza tra un angolo misurato sulla terra e il 
					corrispondente angolo misurato sulla carta nautica.
 La 
					carta di Mercatore nasce dalla proiezione cilindrica 
					centrale, ottenuta immaginando di avvolgere la Terra con un 
					cilindro tangente all'Equatore e proiettando dal centro 
					della Terra, sulla superficie cilindrica i vari punti della 
					sua superficie.
 La proiezione cilindrica centrale 
					presenta delle alterazioni che non soddisfano le condizioni 
					di isogonismo e di rettifica delle lossodromie, così, grazie 
					alla rielaborazione del suo principio matematico, il 
					geografo olandese Kramer, detto il Mercatore, si realizzò 
					quella carta che soddisfa le suddette condizioni e che, in 
					suo onore viene appunto detta carta del Mercatore o, 
					come è anche conosciuta, carta nautica.
 
 In questa 
					carta i meridiani sono rappresentati da rette parallele ed 
					equidistanti in longitudine. I paralleli sono anch'essi 
					rappresentati da rette parallele e perpendicolari ai 
					meridiani.
 
				
					|   | In questo tipo 
					di rappresentazione, dal momento che sulla Terra i meridiani 
					convergono tutti verso i poli, è stato necessario dilatare, 
					man mano che dall'Equatore si procede verso i poli, 
					l'ampiezza dei paralleli compresi tra due meridiani, affinchè questa divenga simile alla lunghezza del 
					corrispondente arco di Equatore. A questo allungamento dei 
					paralleli è dovuta seguire una dilatazione della lunghezza 
					del meridiano in corrispondenza dei due paralleli. Questa 
					deformazione fa sì che nella carta di Mercatore la distanza 
					tra i paralleli sia sempre più grande, man mano che 
					dall'Equatore si procede verso i poli. Questa variazione 
					nella distanza tra i paralleli comporta, necessariamente, 
					una continua variabilità nella scala delle latitudini, che 
					cresce dall'Equatore verso i Poli. In conseguenza di ciò è 
					bene ricordare che la misura di una distanza tra due punti 
					deve essere sempre letta in corrispondenza del valore della 
					latitudine media dei punti.
 |    
					Le carte 
					nautiche sono sempre orientate con il Nord in alto, l'Est a 
					destra, il Sud in basso e l'Ovest a sinistra. Lungo i bordi 
					della carta nautica sono riportate le scale; quella delle 
					latitudini ai lati e quelle delle longitudini 
					orizzontalmente in alto ed in basso. La suddivisione di 
					queste scale dipende dalla scala della carta.
 In 
					generale, le carte costiere hanno la suddivisione in primi e 
					decimi di primo.
 All'interno della carta è riportato il 
					Titolo, che contiene, oltre alla zona di mare riprodotta, 
					indicazioni relative a:
 
						
						l'Istituto che ha provveduto alla sua pubblicazione;
						il 
						tipo di proiezione impiegata; la 
						scala della carta e la latitudine alla quale essa si 
						riferisce; il 
						livello di riferimento degli scandagli; il 
						sistema di misura impiegato per le elevazioni e per i 
						fondali con indicazione della linea di riferimento.
						 Sulle carte 
					nautiche sono indicate sia le linee che uniscono i punti che 
					hanno la stessa altezza sul livello del mare (come, ad 
					esempio, le curve di livello delle montagne) sia le linee 
					che uniscono i punti con uguale profondità e che vengono 
					dette batimetriche o linee batimetriche.
 
 
				
					|  | A - Profondità B - Linee batimetriche
 C - Meridiano
 D - Parallelo
 E - Istituto idrografico
 F - Titolo
 G - Scala delle 
					latitudini
 H - Scala delle longitudini
 L - Natura del 
					fondo
 M - Numero della carta
 N - Annotazione 
					sull'aggiornamento
 |  
					Lungo il bordo 
					superiore sinistro e in quello inferiore destro è riportato 
					il numero della carta.A sinistra, nel bordo inferiore, 
					vanno indicati i dati relativi all'aggiornamento della 
					carta.
 Questa annotazione appare come una frazione 
					preceduta dalla indicazione dell'anno a cui si riferisce la 
					correzione.
 
				
					| Al numeratore 
					della frazione figura il numero del Bollettino degli Avvisi 
					ai Naviganti (una pubblicazione quindicinale, edita 
					dall'Istituto Idrografico della Marina Militare, sulla 
					scorta della quale si apportano le correzioni) ed il numero 
					dell'Avviso, separati da un punto. Al denominatore figura 
					il numero complessivo di correzioni apportate a quella 
					carta.
 |   | Particolare N A - Carta aggiornata all'anno 2000
 B - Fascicolo Avviso 
					ai naviganti n°14
 C - Avviso n° 6
 D - Correzioni 
					subite dalla carta n° 12
 |  
					Tutta la 
					
					
					simbologia e le 
					abbreviazioni 
					contenute all'interno della carta nautica sono raccolte in 
					una pubblicazione, edita sempre dall'I.I.M.M., 
					contrassegnata dal numero 1111. 
 
 Orizzonte, 
					punti cardinaliLa linea passante per il punto 
					occupato dall'osservatore, materializzata dal filo a piombo, 
					è detta verticale dell'osservatore; l'estremità di tale 
					linea, posta esattamente sopra la testa dell'osservatore, è 
					detta Zenit, l'estremità opposta è detta Nadir.
 Il piano 
					passante per l'occhio dell'osservatore e perpendicolare alla 
					verticale è detto Orizzonte dell'osservatore. Su questo 
					piano si individua la linea Nord-Sud, proiezione del 
					meridiano dell'osservatore sull'orizzonte, e la linea 
					Est-Ovest, perpendicolare alla precedente. Queste due linee 
					dividono l'intero orizzonte in quattro quadranti, ampi 
					ciascuno 90°.
 Procedendo dal Nord in senso orario, avremo 
					il primo quadrante da Nord ad Est (da 0° a 90°), il secondo 
					quadrante da Est a Sud (da 90° a 180°, il terzo quadrante da 
					Sud ad Ovest (da 180° a 270°) ed infine il quarto quadrante 
					(da 270° a 360°). Le direzioni Nord, Est, Sud ed Ovest sono 
					dette direzioni cardinali. Bisecando gli angoli di tali 
					quadranti si ottengono altre quattro direzioni, che vengono 
					chiamate direzioni intercardinali e, precisamente, NE, SE, 
					SW e NW. Queste, assieme alle precedenti, formano quelli che 
					sono chiamati venti.
 A ciascuna direzione cardinale 
					corrisponde il nome di un determinato vento e così avremo da 
					Nord  Tramontana, da Nord-Est  Grecale, da Est  
					Levante, da SE  Scirocco, da Sud Ostro o  
					Mezzogiorno, da SW  Libeccio, da W  Ponente e da 
					NW Maestrale.
 L'intero orizzonte è diviso in 360° e a 
					bordo, praticamente, coincide con la rosa della nostra 
					bussola.
 
 
				
					|  |  |  
					
					Bussola e nozioni di magnetismo, declinazione e deviazione 
					magneticaLa Terra si comporta 
					come un grosso magnete e, come tale, due parti di essa, 
					molto vicine al polo Nord ed al polo Sud, hanno la proprietà 
					di attrarre un polo di una barretta calamitata libera di 
					ruotare sull'orizzonte. Sfruttando questo importante 
					principio, si sono costruite le 
					
					bussole magnetiche.
 Una bussola magnetica è costituita da un involucro amagnetico, detto mortaio, all'interno del quale è libera di 
					ruotare una rosa dei venti, che rappresenta il nostro 
					orizzonte e che reca, saldamente fissati alla sua faccia 
					inferiore, una o più coppie di aghi magnetici, che 
					costituiscono l'elemento sensibile.
 La rosa poggia, con 
					un apposito supporto, su una punta di sospensione e gli aghi 
					magnetici, ad essa fissati, sono disposti secondo il 
					diametro Nord-Sud. Nel mortaio viene messo un liquido incongelabile, che ha lo scopo di smorzare le oscillazioni e 
					di consentire l'impiego di aghi magnetici di grosse 
					dimensioni e, quindi, di grande momento magnetico, senza 
					gravare sul perno di sospensione.
 All'interno del mortaio 
					è riportata una linea di fede, in corrispondenza della quale 
					si legge il valore della direzione seguita sull'orizzonte.
 La linea di fede viene sistemata a bordo in modo tale che il 
					piano che passa per la linea di fede e il centro della rosa 
					sia parallelo al piano longitudinale; in questo modo il 
					valore letto sulla rosa dei venti corrisponde all'angolo che 
					la direzione della prua dello scafo forma con il meridiano.
 Purtroppo la posizione dei due poli geografici non coincide 
					con quella dei poli magnetici, conseguentemente gli aghi 
					calamitati della bussola non si orientano secondo la 
					direzione del Meridiano geografico, ma secondo quella del 
					meridiano magnetico.
 È possibile orientarsi, con buona 
					approssimazione, anche senza la bussola, individuando le 
					quattro direzioni cardinali osservando la stella Polare, il 
					Sole o la Luna.
 Si tratta ovviamente di una 
					individuazione "ad occhio", che serve unicamente per 
					orientarsi in mare quando, per una qualsiasi ragione, non 
					sia possibile effettuare l'orientamento strumentale.
 Elementi di 
					navigazione stimata
 Nella navigazione la "stima" è di 
					vitale importanza per la sicurezza, con essa si delimita la 
					zona di mare nella quale dovremo necessariamente essere.
 Se, ad esempio, navigassimo in mare aperto, privi della 
					stima della velocità e della direzione, cioè senza conoscere 
					questi due elementi, sarebbe estremamente difficile 
					stabilire la zona di mare in cui ci troveremo dopo tre ore 
					di navigazione.
 Certamente la zona avrebbe la figura di 
					una circonferenza (perché non conosciamo la direzione) ma 
					quanto sarebbe grande il suo raggio? Tanto quanto la nostra 
					velocità che sarà, dal momento che abbiamo detto di non 
					conoscerla, la massima consentita alla nostra imbarcazione.
 Se ad esempio la velocità massima della nostra imbarcazione 
					fosse di 9 nodi dovremo dedurre che dopo le tre ore di 
					navigazione la nostra imbarcazione si trova certamente 
					all'interno di una circonferenza che ha come centro il punto 
					di partenza e come raggio 27 miglia. In altre parole la 
					nostra "zona di incertezza" sarebbe ampia ben 2.290 miglia 
					quadrate; provate a pensare di dover richiedere soccorso, 
					quali probabilità avrebbero di localizzarvi?
 Il primo 
					obiettivo che dovete porvi sarà quello della limitazione 
					della zona di certezza. Per ottenere ciò dovete abituarvi a 
					seguire con metodo la navigazione e le operazioni di 
					carteggio.
 
 Applicate pertanto sempre le regole 
					essenziali della stima che potremo riassumere in:
 
						
						controllate spesso la vostra bussola e verificate 
						frequentemente il valore della deviazione; 
						eseguite sempre le operazioni di carteggio ed utilizzate 
						SEMPRE E SOLTANTO carte e pubblicazioni nautiche 
						aggiornate e Ufficiali; 
						annotate sempre sulla carta nautica le variazioni di 
						prora; 
						abituatevi a valutare sempre la velocità della vostra 
						imbarcazione con quanta precisione possibile; 
						
						controllate sempre l'ora di partenza ed annotate 
						scrupolosamente l'ora di ogni variazione di prua; 
						
						annotate la direzione e la velocità del vento, 
						soprattutto se navigate a vela; quando 
						affidate il governo dell'imbarcazione ad altra persona 
						raccomandategli di seguire la prora che gli avete 
						assegnato e ordinategli di comunicarvi ogni variazione 
						di velocità, di rotta e delle condizioni meteorologiche;
						
						consultate sempre il Portolano e tenete nel debito conto 
						l'esistenza di eventuali correnti. 
					La formula 
					che lega lo spazio alla velocità, e al tempoQuesta 
					pagina aggiuntiva è riservata a quanti hanno un ricordo vago 
					della relazione che lega lo spazio, la velocità ed il tempo.
 Abbiamo visto che la conoscenza della velocità è 
					determinante nello studio della navigazione; pertanto, oltre 
					ad utilizzare i tachimetri, che ci consentono di misurare 
					direttamente la velocità dell'imbarcazione, più spesso 
					occorre calcolare la velocità, o procedere al calcolo del 
					tempo impiegato a percorrere una certa distanza con una 
					determinata velocità o a determinare lo spazio percorso in 
					un certo intervallo di tempo.
 Per far ciò ci avvarremo di 
					una formula matematica che lega assieme la velocità, lo 
					spazio ed il tempo impiegato.
 Questa formula è la 
					seguente:
 
					dove V è la 
					velocità espressa in Nodi, S è lo spazio espresso in miglia 
					e t è il tempo espresso in ore e decimi di ore.Per 
					memorizzare la formula utilizziamo il triangolo sotto 
					raffigurato, mettendo nel vertice in alto, su, lo spazio S, 
					e la velocità V, in basso, per terra, con il tempo t.
 Facile, non è vero? Se vogliamo ricavare lo Spazio è 
					sufficiente coprirlo con un dito (vedere i tre disegni della 
					figura) e appare l'operazione V x T (moltiplicheremo la 
					velocità per il tempo); se volessimo ricavare il tempo t, 
					mettiamo un dito su quest'ultimo e resta l'operazione S 
					sopra V (divideremo lo spazio per la velocità); nello stesso 
					modo, se volessimo ricavarci la velocità V dovremmo coprire 
					questa e otterremo S sopra t (divideremo lo spazio per il 
					tempo).
   
					Un 
					corpo qualsiasi, abbandonato sulla superficie libera di un 
					liquido, può assumere la posizione di 
					galleggiante, 
					quando soltanto una sua parte è immersa 
					nel liquido; 
					
					sospeso, se un 
					corpo essendo completamente immerso nel liquido trovasi 
					sulla superficie libera ed il fondo del liquido;  
					
					affondato, quando è 
					a contatto con il fondo del liquido.  
					
					Le tre posizioni sono 
					determinate da una legge fisica, nota con il nome di 
					“Principio di Archimede”, che dice: “Un corpo immerso in 
					un liquido è premuto in tutti i punti della sua superficie, 
					e la risultante di tali pressioni è una forza verticale, 
					detta spinta, diretta dal basso verso l’alto, di 
					intensità uguale al peso del liquido spostato dal corpo ed 
					il cui punto di applicazione è detto centro di volume 
					o centro di pressione oppure centro di spinta” 
					
					Un corpo immerso, parzialmente 
					o totalmente, in un liquido è soggetto a due forze: 
						
						
						
						una che tende a spostarlo 
						verticalmente verso il basso ed il cui punto di 
						applicazione si chiama centro di gravità o 
						baricentro; essa è detta peso P del corpo o
						forza di gravità; 
						
						
						l’altra che tende a 
						spostarlo verticalmente verso l’alto e che è, appunto, 
						la spinta S su accennata, il cui punto di 
						applicazione (centro di spinta) è il centro di gravità 
						della parte spostata del liquido.  
					
					 Si ha pertanto che un corpo 
					è: 
					
					galleggiante, (P<S) 
					quando il peso P è minore della spinta S, e ciò in quanto il 
					corpo viene spinto e fatto emergere dal liquido fino a che 
					il volume della sua parte immersa non abbia spostato tanto 
					liquido quanto è necessario per raggiungere un peso uguale a 
					quello del corpo intero; 
					
					 sospeso, (P=S) se 
					il peso P è uguale alla spinta S, poiché, in qualunque 
					posizione si trovi, il corpo è in equilibrio in seno al 
					liquido; 
					
					affondato, (P>S) 
					quando il peso P è maggiore della spinta S, in quanto quest’ultima 
					non è sufficiente a fare equilibrio alla forza di gravità. 
					
					 Equilibrio 
					dei galleggianti  
					
					Un galleggiante è in 
					equilibrio (Fig. 1) quando sussistono le seguenti due cause 
					necessarie e concomitanti:  
						
						
						
						il peso P, applicato nel 
						baricentro, è uguale alla spinta S, applicata nel centro 
						di spinta; diversamente il galleggiante o si innalza 
						(P<S) o si abbassa (P>S) sino a raggiungere la 
						condizione anzidetta: P=S; 
						
						
						il centro di gravità G ed 
						il centro di spinta C si trovano sulla stessa verticale; 
						ove non sia verificata questa condizione si viene a 
						determinare una coppia di forze capace di 
						modificare lo stato di equilibrio del corpo, facendolo 
						girare su se stesso fino a raggiungere una nuova 
						posizione di equilibrio.  
					
					Se un galleggiante, per una 
					causa qualsiasi, si inclina da una parte (in marina si dice 
					che esso sbanda) il suo centro di spinta C, detto centro 
					di spinta iniziale, si sposta in un altro punto C’, 
					detto centro di spinta susseguente od istantaneo, 
					il quale rappresenta il baricentro dello stesso volume di 
					liquido anche precedentemente spostato che ha, però, assunto 
					una forma diversa. 
					
					Si dice metacentro (se 
					l’angolo di sbandamento è inferiore a 10 gradi) o falso 
					metacentro (quando detto angolo supera i 10 gradi) il 
					punto di intersezione fra la direzione della spinta iniziale 
					e quella della spinta istantanea.  
					
					L’equilibrio di un 
					galleggiante si dice: 
					
					stabile, quando il 
					metacentro M è al di sopra del baricentro G (Fig. 2); 
					
					instabile, se il 
					metacentro M è al di sotto del baricentro G (Fig.3); 
					
					indifferente, se 
					metacentro M e baricentro G coincidono (Fig.4). 
					
					 Le forze P e S nel caso 
					dell’equilibrio stabile formano una coppia raddrizante, 
					e nel caso dell’equilibrio instabile una coppia sbandante. 
					
					Quando il baricentro G è sotto 
					il centro di spinta C (ciò che si verifica quando la parte 
					preponderante del peso del corpo è situata nella posizione 
					inferiore) l’equilibrio del galleggiante è senz’altro 
					stabile, poiché qualunque sia lo sbandamento, il metacentro 
					risulterà sempre al dì sopra del baricentro.  
					
					Imbarcazioni e loro proprietà  
					
					Si dice imbarcazione un 
					qualsiasi galleggiante di dimensioni relativamente piccole, 
					scoperto o parzialmente coperto, che sia atto a trasportare 
					persone e/o cose. 
					
					Questa denominazione, usata in 
					marina per indicare i galleggianti di dotazione delle navi, 
					è oggi di uso comune ed ha soppiantato anche il 
					“palischermo”, nome con il quale si definisce un piccolo 
					galleggiante scoperto, azionato principalmente a remi, o con 
					ausilio di una vela semplice o di un piccolo motore. 
					
					Con il nome di panfilo 
					si è voluto introdurre una denominazione italiana in 
					sostituzione della lingua inglese yacht, quasi 
					generalmente usata, con la quale si definisce l’imbarcazione 
					da diporto o da regata totalmente coperta o azionata da vele 
					e/o motore. 
					
					Si definisce scafo il 
					complesso degli elementi costruttivi che formano l’involucro 
					di un imbarcazione e che la rendono impermeabile al liquido 
					in cui è immersa e capace di sopportare le pressioni alle 
					quali viene assoggettata. 
					
					Le proprietà che deve avere 
					un’imbarcazione si distinguono in: qualità essenziali 
					e qualità nautica. 
					
					1.     
					
					la galleggiabilità, 
					che permette all’imbarcazione di rimanere a galla a pieno 
					carico ed in completo assetto di servizio al quale è 
					destinata; 
					
					2.     
					
					l’impermeabilità, 
					che evita l’infiltrazione di acqua nell’interno dello scafo 
					ed assicura così anche la costanza del peso;essa si ottiene 
					mediante un’operazione detta calafataggio; 
					
					3.     
					
					la solidità, che 
					consente all’imbarcazione di resistere alle pressioni 
					dell’acqua verso l’interno e a quelle dei pesi caricati, che 
					agiscono verso l’esterno, nonché alle sollecitazioni 
					prodotte dai movimenti dell’imbarcazione  (rollio e 
					beccheggio) e dagli organi della propulsione. 
					
					Le proprietà nautiche, 
					che influiscono sullo scafo inteso come mezzo destinato alla 
					navigazione, sono: 
					
					1.     
					
					la stabilità, che è la proprietà per cui 
					un’imbarcazione tende a raddrizzarsi e riprende la sua 
					posizione di equilibrio non appena cessa la causa (colpo di 
					mare o di vento, spostamento di pesi) che ha determinato lo 
					sbandamento; 
					
					2.     
					
					la manovrabilità, che permette all’imbarcazione di 
					evoluire facilmente anche in ristretti spazi d’acqua; essa è 
					tanto maggiore quanto più l’imbarcazione è sensibile 
					all’azione del timone; 
					
					3.     
					
					la navigabilità o regolarità delle oscillazioni, 
					che è la proprietà per cui le oscillazioni prodotte dal 
					rollio e beccheggio si estinguono dolcemente e senza scosse 
					repentine, eliminando le sollecitazioni pericolose per lo 
					scafo, per il carico e per il propulsore; 
					
					4.     
					
					la velocità, che consente all’imbarcazione di 
					effettuare il massimo cammino con il minimo dispendio di 
					forza motrice.  
					
					Assi e piani di 
					un’imbarcazione  
					
					Un’imbarcazione, sotto 
					l’azione di una data forza (vento, mare, spostamento dei 
					pesi), è soggetta a movimenti di rotazione intorno a tre 
					assi passanti per il baricentro e perpendicolari tra di 
					loro. 
					
					Questi tre assi sono (Fig.5): 
					
					a)     
					
					l’asse longitudinale 
					XX, nel senso della lunghezza, attorno al quale avvengono i
					movimenti di rollio e di sbandamento, a destra 
					ed a sinistra; esso è detto anche asse di simmetria 
					perché, generalmente, divide l’imbarcazione in due parti 
					simmetriche; 
					
					b)     
					
					l’asse trasversale 
					YY, nel senso della larghezza, intorno al quale si 
					effettuano i movimenti di beccheggio; 
					
					c)     
					
					l’asse verticale ZZ, 
					nel senso dell’altezza, intorno al quale si effettuano i 
					movimenti di accostata verso dritta o verso sinistra, 
					che fanno cambiare direzione al cammino dell’imbarcazione. 
					
					I tre assi suindicati, 
					considerati separatamente a due a due, determinano tre 
					piani: 
					
					1.     
					
					il piano longitudinale, diametrale o di 
					simmetria, definito dagli assi longitudinale XX e 
					verticale ZZ; 
					
					2.     
					
					il piano trasversale, definito dagli assi trasversale 
					YY e verticale ZZ; 
					
					3.     
					
					il piano orizzontale, definito dagli assi 
					longitudinale XX e YY.  
					
					Elementi relativi al 
					galleggiamento  
					
					Si dice opera viva o 
					carena (Fig.30) la parte immersa di uno scafo che 
					galleggia in acque tranquille. 
					
					Opera morta o 
					bordo è, invece, la parte emersa di uno scafo nelle 
					precedenti condizioni. 
					
					Piani di galleggiamento 
					è il piano che separa l’opera viva da quella morta. 
					
					Linea di galleggiamento 
					o linea d’acqua oppure linea d’immersione è 
					l’intersezione del piano di galleggiamento con la superficie 
					esterna dallo scafo. 
					
					La linea d’acqua si dice: 
					naturale, quella relativa all’imbarcazione vacante (cioè 
					scarica): di zavorra, quella relativa 
					all’imbarcazione carica della sola zavorra, ossia del 
					materiale “ghiaia, sabbia, piombo etc.”; necessario per 
					aumentare la stabilità; di bordo libero o di 
					massimo carico, quella che non si deve considerare per 
					non compromettere le qualità nautiche dell’imbarcazione; 
					di massima immersione o di riferimento, quella 
					che, se superata, determina l’affondamento 
					dell’imbarcazione. 
					
					Si chiama bagnasciuga 
					la zona esterna dello scafo compresa fra la linea naturale e 
					la linea di massimo carico. 
					
					Si dice pescaggio la 
					distanza verticale fra il piano di galleggiamento ed il 
					punto più basso dello scafo.Le posizioni delle linee di 
					bordo libero e di riferimento, che vengono tracciate nella 
					parte maestra dello scafo, esternamente e da ambo le bande, 
					e le loro distanze relative sono stabilite da norme dette ”Regole 
					del bordo libero”. 
					
					Si dice
					riserva di galleggiabilità la distanza verticale, 
					misurata in metri, fra la linea di massima immersione e 
					quella di bordo libero. 
					
					Piano di deriva è 
					la superficie della parte immersa della sezione 
					longitudinale oppure la superficie della proiezione della 
					carena sul piano longitudinale.Esso è un elemento della 
					massima importanza per le imbarcazioni a vela, in quanto 
					esercita una notevole influenza sulla resistenza che lo 
					scavo incontra nel movimento di scarroccio. 
					
					Il baricentro del piano di 
					deriva (centro di figura) si dice centro di deriva. 
					
					Dislocamento o 
					spostamento è il peso di imbarcazione, che, per il “Principio 
					di Archimede”, è uguale al peso del volume d’acqua 
					spostata dalla carena. 
					
					Indicando con il dislocamento, 
					espresso in tonnellate decimali (1000 Kg), con V il volume 
					corrispondente della carena espresso in metri cubici, e con 
					P il peso specifico dell’acqua, si ha la relazione:                        
					 
					
					D= pxV  
					
					Che per il caso del mare, 
					essendo il suo peso specifico medio uguale a circa 1,026, 
					diventa: 
					
					   D=1,026 V 
					
					Il dislocamento si dice: 
					massimo, quello corrispondente all’imbarcazione che sta 
					per affondare; pesante, quello corrispondente 
					all’imbarcazione a massimo carico; leggero, quello 
					relativo all’imbarcazione scarica. 
					
					Si dice riserva di spinta
					la differenza fra dislocamento massimo e dislocamento 
					pesante. 
					
					Portata o esponente di carico 
					viene detto il peso del carico che 
					l’imbarcazione può carica; esso corrisponde alla differenza 
					fra il dislocamento pesante e quello leggero. 
					
					Si ha: 
					
					la portata netta o 
					attiva, che il peso delle merci, dei passeggeri e loro 
					bagagli e dei viveri ad essi necessari;  
					
					la portata passiva, che 
					è il peso dell’equipaggio e delle provviste (combustibili, 
					acqua, viveri e bagagli) indispensabili per l’esercizio al 
					quale l’imbarcazione viene impiegata; 
					
					la portata lorda, che è 
					la somma dei pesi relativi alla portata netta ed alla 
					portata passiva. 
					
					Stazza è la misura 
					del volume interno dello scafo, espressa in un unità 
					convenzionale, della tonnellata di stazza, 
					equivalente a 100 piedi cubi inglesi ovvero a 2,832 metri 
					cubici. 
					
					Si distingue in: stazza 
					netta, quella relativa al volume degli ambienti chiusi 
					dell’imbarcazione, destinati alle merci, ai passeggeri, ai 
					bagagli e viveri necessari ai passeggeri; stazza lorda, 
					quella relativa a tutti gli spazi chiusi e di una parte 
					delle sovrastrutture. 
					
					Si ha, inoltre, la stazza 
					di regata, che non è, però, una misura di volume, ma un 
					numero, espresso in metri che si ottiene da una formula, che 
					viene stabilita o da un dato circolo nautico oppure in base 
					ad accordi nazionali od internazionali. 
					
					Tale formula è funzione degli 
					elementi geometrici dello scafo, della superficie velica, e 
					del bordo libero ed è relativa ad un dato tipo di 
					imbarcazione a vela da regata, detto classe. 
 
 
						
							
								| 
								 |  
					Gli 
					elementi costitutivi fondamentali di una imbarcazione a 
					motore sono: scafo (corpo galleggiante), 
					motore-elica (complesso propulsivo), timone 
					(organo direzionale). Il tradizionale scafo di legno e 
					costituito da uno scheletro del quale il pezzo principale è 
					la chiglia, una robusta trave che corre nella parte 
					più bassa, da prora (parte anteriore) a poppa 
					(parte posteriore), rafforzata sopra e sotto da tre controtravi, detti rispettivamente controparamezzale, 
					paramezzale e controchiglia.  Alla chiglia sono 
					fissati gli elementi trasversali dell’ossatura, detti 
					ordinate o costole (la parte che incrocia la 
					chiglia e detta madiere), a loro volta collegati da 
					traversine longitudinali dette serrette, e 
					superiormente, da travi orizzontali detti bagli. Su 
					questi, sostenuti da puntali, (sopra ai quali 
					s’interpone una traversina longitudinale detta anguilla) 
					sono poste le tavolate che formano il ponte, o 
					piano di coperta, (le due tavole estreme esterne sono 
					dette trincarini) e sulle ordinate sono sovrapposte 
					le tavolate costituenti il fasciame. (le due tavole incastrantesi sul paramezzale: torelli).  
 
						
						
					Alle 
					estremità della chiglia si congiungono i pezzi 
					rispettivamente detti ruota di prora (la parte che 
					fende l’acqua), dritto di prora (la parte più alta) 
					e dritto di poppa (la sua base e il calcagnolo) 
					ove sono fissate le femminelle che alloggiano gli 
					agugliotti del timone. La parte laterale di ognuno dei 
					lati di prua si chiama mascone, la parte più o meno 
					rotondeggiante della poppa, specchio di poppa, mentre 
					giardinetto e il punto della poppa simmetricamente 
					opposto al mascone. La parte sotto la linea di 
					galleggiamento si chiama carena od opera viva, 
					la soprastante, opera morta e la fascia compresa tra 
					i due galleggiamenti (natante a pieno carico e natante 
					scarico) e detta bagnasciuga. 
 
						
						Il 
					piano che copre il fondo del natante si chiama pagliolo, 
					lo spazio sotto sentina. Le piccole aperture per 
					l’aria e la luce, sono gli oblò (rotondi) o i 
					portelli (quadrati). Le aperture praticate in coperta 
					sono dette boccaporti, le aperture per il passaggio 
					delle catene delle ancore si chiamano cubie, i vani 
					ripostigli si dicono gavoni. Le ringhiere laterali, 
					composte da candelieri (verticali) e da draglie 
					(orizzontali) sono dette battagliole; quelle alle 
					estremità di prora e di poppa si dicono 
					pulpiti.
 
						
						
					
					 Lunghezza 
					fuori tutto: misurata dall'estrema 
					prua all'estrema poppa; 
 
  Lunghezza 
					al  galleggiamento: misurata 
					sulla linea di galleggiamento; 
 
  Larghezza: 
					misurata lungo la sezione centrale trasversale 
					(sezione"maestra"); 
 
  Altezza
					(o puntale): misurata tra il paramezzale e la congiungente le estremità del baglio 
					maestro; 
 
  Immersione
					(o pescaggio): la profondità dello 
					scafo sotto la linea di galleggiamento; 
 
  Bordo 
					libero: l'altezza dello scafo tra 
					la linea di galleggiamento e l'orlo di coperta. 
 
   
							
						Segnalamento marittimo
 Lungo le coste, per rendere 
						più agevole e sicura la navigazione, specie in caso di 
						visibilità ridotta, sono disseminate apposite 
						costruzioni spesso sormontate da un segnale luminoso o 
						da un miraglio.
 Questi segnali possono essere:
 
 
  ottici diurni; 
  ottici notturni; 
  acustici; 
  radiolelettrici. 
 I segnali 
					ottici diurni sono tutte quelle costruzioni galleggianti, 
					quali boe, mede, gavitelli ecc. indicanti un pericolo o 
					delimitanti un canale. Sono pure segnali ottici diurni tutti 
					quei segnali collocati a terra o sui bassi fondali, quali le 
					Mede e i Dromi. Spesso questi segnali sono colorati in 
					maniera diversa e ciascun colore ha un preciso significato 
					come specificato nel segnalamento IALA.
 
 Segnali 
					ottici notturni
 I segnali ottici notturni sono tutti i 
					segnali luminosi, quali, Fari, Fanali, boe luninose, mede 
					luminose ecc. Tra questi distinguiamo i fari dai fanali, 
					attribuendo ai primi il compito principale di guidare le 
					navi nell'atterraggio. Per tal motivo hanno una portata 
					superiore alle 10 miglia.
 Tutti i segnalamenti luminosi 
					e acustici sono raccolti in una pubblicazione edita 
					dall'I.I.M.M. intitolata: Elenco dei fari e segnali da 
					nebbia.
 Per quanto riguarda il tipo di luce emessa da un 
					faro, essa può essere:
 
  Fissa (Fixed light), quando il faro resta sempre acceso; 
  A lampi (Flashing), quando il faro si accende, ad intervalli 
					costanti, per alcuni secondi con durata della luce inferiore 
					a quella dell'eclissi; 
  Intermittente (Single-occulting) quando la luce del faro è 
					visibile a intervalli con durata della luce superiore o 
					uguale a quella delle eclissi; 
  Intermittente a gruppi di eclissi (Group-occulting), quando 
					la luce viene mostrata con eclissi di uguale durata; 
  Scintillante intermittente (Interrupted quick), quando la 
					luce è mostrata a gruppi separati e scintillanti, ogni 
					gruppo è separato da un'eclissi che ha durata superiore a 
					quella che separa i vari gruppi di luce; 
  Alternata (Alternating), quando il faro mostra una luce di 
					differenti colori, che possono succedersi con o senza 
					eclissi; 
  A simboli Morse (Morse Code), quando mostra luci ed eclissi 
					che rappresentano una lettera dell'alfabeto con il sistema 
					Morse. 
 
						
							| Tabella riassuntiva delle luci |  
							| Faro 
							con luce Intermittente singola - Int |  |  |  
							| Faro 
							con luce Intermittente a gruppi di eclissi - Int(2) |  |  |  
							| Faro 
							con luce Isofase - Iso |  |  |  
							| Faro 
							con luce a Lampi - Lam |  |  |  
							| Faro 
							con luce a Lampi lunghi - Lam. L. |  |  |  
							| Faro 
							con luce a Gruppi di Lampi lunghi - Lam.(3) |  |  |  
							| Faro 
							con luce Scintillante continua - Sc. |  |  |  
							| Faro 
							con luce Scintillante a gruppi - Sc.(3) |  |  |  
							| Faro 
							con luce a Codice Morse - Mo (R) |  |  |  
							| Faro 
							con luce Fissa a lampi - F. Lam. |  |  |  
							| Faro 
							con luce Alternata - Alt b.r. |  |  |  I segnali 
					luminosi sono caratterizzati oltre che per il tipo di luce 
					impiegato, anche per la portata. Segnali acustici
 I segnali acustici sono quelli costituiti da Gong, Fischio, 
					Sirena, Nautofono ecc., impiegati sopratutto per segnalare 
					un pericolo in caso di nebbia.
 
 
 
 
					Il 
					segnalamento I.A.L.A.Tutte le nazioni marittime 
					hanno concordato, con apposita convenzione, che il 
					segnalamento marittimo fosse uniformato; pertanto le boe, i 
					gavitelli e le mede che indicano i limiti di un canale 
					navigabile, i pericoli isolati e comunque ogni limite alla 
					navigazione, sono simili per tutte le nazioni. In 
					particolare il Sistema di segnalamento I.A.L.A., acrostico 
					delle parole International Association of Lighthouse 
					Authorities, è un sistema di segnalamento marittimo 
					internazionale, costituito da boe galleggianti o segnali 
					fissi, e indica: limite laterale dei canali navigabili; 
					pericoli naturali o ostacoli alla navigazione; zone di mare 
					con caratteristiche importanti per la navigazione; pericoli 
					nuovi.
 Tutti i tipi di segnali possono essere utilizzati 
					in combinazione tra loro. Apposite caratteristiche dei 
					segnali e delle luci mostrate durante la notte determinano, 
					senza possibilità di errore, se trattasi di segnale Laterale 
					o di segnale Cardinale. I segnali, siano essi fissi o 
					galleggianti, vengono raggruppati in cinque categorie:
 
						
						Segnali laterali (colore rosso e verde; il rosso, nella 
						regione A da lasciare a sinistra); 
						segnali Cardinali (colore giallo e nero); 
						segnali di pericolo isolato (colore nero e rosso);
						
						segnali di acque libere (colore rosso e bianco); 
						
						segnali speciali (colore giallo).  Il sistema 
					di segnalamento I.A.L.A. è adottato in tutto il mondo, che, 
					per quanto attiene a questo sistema, è stato suddiviso in 
					due Regioni; la Regione A e la Regione B. L'unica differenza 
					esistente tra le due Regioni consiste nel fatto che la 
					colorazione dei segnali laterali è invertita. Pertanto, noi, 
					assieme agli altri paesi europei (Inghilterra compresa), 
					Africa, Australia e Asia (ad eccezione di Corea, Giappone e 
					Filippine), adottiamo il sistema laterale con il Verde a 
					dritta per chi entra in porti o canali navigabili, mentre i 
					restanti paesi (Americhe, Corea, Giappone e Filippine) 
					appartengono alla Regione B e utilizzano, pertanto, il 
					sistema laterale con il Rosso a dritta per chi entra nei 
					porti o nei canali navigabili. Le boe impiegate nella 
					segnalazione possono essere di varia forma e tipo, quali 
					cilindriche, coniche, sferiche, a fuso, ad asta, ecc. Sono 
					dotate di miraglio, di segnalamento luminoso e sono dipinte 
					in maniera da poterle facilmente distinguere e individuare.
					
 
 
						
						Dal REGOLAMENTO INTERNAZIONALE
 PER PREVENIRE GLI ABBORDI IN MARE
 (clicca per vedere i segnali)
 
 La parte 
					importantissima di tale regolamentazione riguarda i fanali 
					che ogni nave o idrovolante deve portare,in modo che sia 
					possibile ad un altra unità che li scorge, di dedurre la 
					specie di galleggiante (nave, veliero, idrovolante, barca) 
					che ha davanti a sé, la rotta, l' occupazione che svolge 
					(rimorchiatore, posacavi, peschereccio) sicché le due o più 
					unità in vista possano regolarsi nella manovra, secondo 
					dicono le norme e regole.
 
 
					Prore, 
					Rotte e RilevamentiLa linea di fede della bussola è 
					praticamente solidale con la prua della nostra imbarcazione, 
					coincidendo con l'asse longitudinale dello scafo, l'angolo 
					che tale asse forma con la direzione del Meridiano (Bussola, 
					Magnetico o Geografico) è chiamato angolo di Prua e si 
					indica con Pb, Pm o Pv a seconda che sia riferito alla 
					direzione del meridiano bussola, del meridiano magnetico o 
					del meridiano geografico o vero.
 A bordo sono utilizzate 
					altre direzioni che chiameremo semplicemente Rilevamenti e 
					sono riferiti a oggetti o punti cospicui della costa. Il 
					rilevamento è l'angolo formato tra la direzione del 
					meridiano (Bussola, Magnetico o Geografico) e la 
					congiungente osservatore - oggetto osservato. Il rilevamento 
					può essere polare e in questo caso si conta a partire 
					dall'asse longitudinale dello scafo, anzichè dalla direzione 
					del meridiano. Si indica con la lettera r (ro) dell'alfabeto 
					greco.
 I rilevamenti e le Prore si contano circolarmente 
					da 0° a 360° in senso orario a partire dalla direzione Nord, 
					mentre il rilevamento polare può essere contato 
					circolarmente da 0° a 360° a partire dalla Prua o 
					semicircolarmente, da 0° a 180° verso dritta e da 0° a 180° 
					verso sinistra. In questo caso viene considerato positivo se 
					misurato a dritta, negativo se misurato a sinistra. Tra la 
					direzione della Prora, il Rilevamento e il Rilevamento 
					polare esiste la seguente relazione (algebrica se il 
					rilevamento polare è misurato semicircolarmente).
 
 
 
 
					
					 Scarroccio 
					e Deriva Fin qui abbiamo parlato di Prua della nave e 
					di direzione seguita dalla nave, supponendo che queste due 
					direzioni coincidano; abbiamo cioè stabilito che 
					l'imbarcazione si muova seguendo una direzione coincidente 
					con il proprio asse longitudinale. Ciò, purtroppo, in 
					pratica avviene molto raramente, in quanto l'azione del 
					vento e quella di una eventuale corrente che agiscano 
					obliquamente allo scafo, fanno sì che le due direzioni (Prua 
					e traiettoria seguita alla imbarcazione) non coincidano.
 Considerando, come è giusto fare, la forza del vento che 
					agisce sull'opera morta dello scafo e la corrente che agisce 
					sulla carena della stessa imbarcazione, come due vettori, 
					potremo anche scomporli secondo due componenti, una secondo 
					l'asse longitudinale dello scafo ed una secondo quello 
					trasversale.
 Di queste due componenti, quella che agisce 
					secondo l'asse longitudinale può essere concorde o contraria 
					al moto dello scafo, provocando un incremento o una 
					diminuzione della sua velocità; la seconda componente, 
					quella scomposta secondo l'asse trasversale dello scafo, 
					provoca uno spostamento laterale più o meno pronunciato, 
					facendo sì che Prua e traiettoria del moto non coincidano.
 Chiameremo la componente che causa lo spostamento laterale 
					componente di scarroccio se è dovuta all'azione del vento 
					sull'opera morta e sulle vele, mentre verrà detta componente 
					di deriva se è dovuta all'azione della corrente, o del moto 
					ondoso, sulla carena.
 La spinta generata dal vento o 
					dalla corrente fa quindi scadere lateralmente l'imbarcazione 
					(quando queste spinte non sono esattamente concordi o 
					contrarie al moto dello scafo), la quale si muoverà secondo 
					una direzione diversa da quella indicata dalla linea di fede 
					della nostra bussola.
 Scarroccio e deriva, gli 
					spostamenti laterali dello scafo dovuti al vento e alla 
					corrente, hanno effetti diversi sul moto dell'imbarcazione. 
					Il primo, causato dal vento che colpisce l'opera morta dello 
					scafo e le sue soprastrutture, lo spingerà sottovento, oltre 
					a farlo sbandare dallo stesso lato. Due scafi diversi, sotto 
					l'influenza dello stesso vento, si comporteranno in modo 
					diverso, e la quantità di scarroccio sarà diversa, essendo 
					essa influenzata anche dalla parte immersa di ciascuno 
					scafo. Definiamo scarroccio l'angolo orizzontale compreso 
					tra la direzione della prua della imbarcazione, 
					materializzabile con il suo asse longitudinale, e la 
					direzione secondo la quale essa si sposta, rispetto alla 
					superficie del mare supposta ferma (assenza di corrente). A 
					quest'angolo viene attribuito il segno positivo se il vento, 
					agendo sulla parte sinistra dello scafo, provocherà uno 
					spostamento sulla sua dritta, sarà negativo se agirà sulla 
					parte dritta dello scafo, causando uno spostamento laterale 
					verso sinistra.
 L'angolo che la direzione cardinale Nord 
					forma con la traiettoria descritta dalla imbarcazione, sotto 
					l'influenza dello scarroccio, è detta Rotta vera 
					superficiale (Rvs); tra questa, la Pv e l'angolo di 
					scarroccio (lsc) esiste la seguente relazione algebrica
 
 
 
 L'entità dello scarroccio non è facilmente deducibile, 
					tuttavia un occhio allenato può valutarla osservando 
					l'angolo formato tra l'asse longitudinale dello scafo e la 
					scia dell'imbarcazione.
 Volendo essere pignoli quest'angolo 
					lo si potrebbe misurare, sempre empiricamente, sistemando a 
					poppa un marchingegno, costituito da un goniometro, fissato 
					al centro del coronamento e facendo partire dal centro dello 
					stesso goniometro una lenza sufficientemente lunga e munita 
					di un leggero peso alla sua estremità. Sarà sufficiente 
					leggere l'angolo che la lenza indica sul goniometro per 
					stabilire approssimativamente il valore dell'angolo di 
					scarroccio.
 Più marinaresco e tecnico è l'impiego di una 
					bussola da rilevamento per misurare approssimativamente 
					l'angolo di scarroccio, sempre che non vi sia un eccessivo 
					moto ondoso; basterà rilevare la scia dell'imbarcazione e, 
					successivamente, leggere il valore della Prora seguita dalla 
					imbarcazione, la loro differenza darà il valore dello 
					scarroccio.
 Ben più subdola è la corrente. Essa è 
					generata da una massa d'acqua che si sposta orizzontalmente 
					a limitata profondità (la maggior parte di quelle che 
					interessano la navigazione di superficie). Le correnti 
					possono avere origine dalle maree (correnti di marea), dal 
					vento (correnti di deriva), dalla diversa temperatura 
					dell'acqua (correnti di densità). Gli elementi di una 
					corrente che interessano la navigazione sono: la sua 
					direzione e la sua velocità. La prima è riferita alla 
					direzione verso cui la corrente va, si conta da 0° a 360° 
					nel senso orario, mentre la seconda viene espressa in nodi 
					(miglia/ora). L'effetto della corrente sul moto di uno scafo 
					costituisce un importante aspetto della navigazione stimata.
 Non è facile rendersi conto di navigare sotto l'influsso 
					della corrente, soprattutto lontano da punti di riferimento 
					costieri. Per rendersi condo di questa affermazione è 
					sufficiente pensare ad uno scafo con i propulsori fermi ed 
					in assenza di vento, esso, pur restando perfettamente 
					immobile rispetto alla superficie circostante del mare, in 
					presenza di corrente si muoverebbe rispetto al fondo del 
					mare.
 E' come se l'imbarcazione si trovasse su una lastra 
					di vetro, che scivola sopra un'altra lastra; essa è immobile 
					rispetto alla prima lastra, ma si sposta rispetto alla 
					seconda.
 Quando lo scafo possiede un moto proprio, 
					questo si compone con il moto della lastra di vetro A 
					(corrente marina), e lo scafo si sposta, rispetto alla 
					lastra B (fondo del mare), secondo la risultante dei due 
					moti componenti (velocità e Pv propria della scafo e 
					velocità e direzione della corrente).
 L'angolo formato 
					tra l'asse longitudinale dello scafo e la traiettoria 
					descritta dallo stesso, rispetto al fondo del mare, è 
					chiamato di deriva (ldr). Questo prende segno positivo se la 
					corrente agisce sul lato sinistro dello scafo, facendolo 
					scadere sulla dritta; viceversa ha segno negativo. Viene 
					chiamato Rotta vera (Rv) l'angolo compreso tra la direzione 
					cardinale Nord e la traiettoria della nave rispetto al fondo 
					del mare. Tra la Rotta vera, la Prua vera e l'angolo di 
					deriva (ldr) esiste la relazione algebrica:
 
 
 
 Nel 
					caso in cui vento e corrente agiscano contemporaneamente, 
					influenzando il moto dello scafo, la Rv sar data da:
 
 
 
 Dal 
					momento che la corrente agisce in modo praticamente identico 
					su tutti i galleggianti che si trovano immersi in essa, di 
					questa se ne deve tener conto nella navigazione stimata. Più 
					avanti, dopo aver parlato delle carte nautiche e del 
					carteggio, affronteremo i problemi principali della 
					navigazione in presenza di corrente, che verranno risolti 
					graficamente, come avviene nella pratica di bordo; lasceremo 
					la soluzione analitica a coloro che sono soliti navigare 
					davanti alla scrivania.
 Vorrei qui richiamare un concetto 
					importante, che è quello di Rotta vera. E' necessario 
					ricordare che la Prua vera riguarda semplicemente l'angolo 
					che l'asse longitudinale dello scafo forma con la direzione 
					cardinale Nord, a prescindere dal movimento dello scafo, 
					mentre la Rotta vera indica l'angolo formato tra la 
					traiettoria descritta dallo scafo, rispetto al fondo del 
					mare, e la direzione cardinale Nord.
 L'angolo di Prua 
					vera esiste sempre, anche con imbarcazione ormeggiata in 
					banchina o "parcheggiata in giardino" ed ha il valore che 
					può essere letto (a meno delle correzioni relative alla 
					deviazione e alla declinazione) sulla bussola di rotta, in 
					corrispondenza della linea di fede.
 L'angolo di Rotta 
					vera, invece, esiste soltanto quando lo scafo è in 
					movimento, per moto proprio o per effetto di una corrente o 
					dell'azione del vento(nave alla deriva o nave che scarroccia 
					sottovento). Solo in casi eccezionali la Pv coincide con la 
					Rv.
 
 
 
						
							ScandagliGli scandagli sono misuratori di 
					profondità. Lo scandaglio più semplice è costituito da una 
					sagola con un peso attaccato ad un estremo. Sulla sagola si 
					riportano le indicazioni (marche) costituite da pezzetti di 
					cuoio, tessuto o piccoli cavetti di varie forme, 
					corrispondenti alle principali misure (quelle intermedie 
					venivano stimate).
 La misura dello zero corrisponde 
					all'altezza della battagliola dal livello del mare nel 
					momento in cui il "salmone" tocca l'acqua.
 Le misure 
					principali (5, 10, 15, 20 metri, ecc.) possono essere 
					marcate da strisce di cuoio (una, due, tre, quattro 
					strisce). I tratti di sagola compresi tra 5 e 10, tra 10 e 
					15 e tra 15 e 20 metri, si possono marcare con pezzetti di 
					commando (piccolo cavetto) con uno, due, tre, quattro nodi 
					(corrispondenti a 6, 7, 8, 9 metri).
 
 
 
  
 
 Se la 
							nave è ferma dalla quantità di sagola filata si 
							determina la profondità. In realtà a causa della 
							corrente e del vento la sagola si dispone secondo un 
							certo angolo rispetto alla verticale per cui bisogna 
							ricavare la profondità moltiplicando la lunghezza 
							della sagola filata per il cos dell'angolo suddetto.
 Attualmente si sfrutta la capacità di propagazione 
							delle onde sonore nell'acqua, propagazione che 
							avviene con una velocità V mediamente pari a 
							1500 m/s.
 Le onde sonore vengono emesse 
							nell'acqua mediante un trasduttore e si propagano 
							con velocità V fino a raggiungere il fondo. 
							Dal fondo parte dell'energia sonora viene assorbita 
							e parte viene riflessa in relazione alle 
							caratteristiche del fondo stesso. Le onde riflesse 
							(echi) vengono captate dal trasduttore che misura la 
							differenza di tempo intercorsa fra l'istante di 
							emissione e quello di ricezione. Tale differenza di 
							tempo moltiplicata per la velocità di propagazione
							V e divisa per due ci dà la profondità:
 
 
						I 
							trasduttori sono situati vicino alla chiglia in modo 
							da essere quanto più lontano possibile da disturbi 
							causati dal propulsore, da turbolenze e bolle d'aria 
							create dalla carena.
 I trasduttori hanno la 
							funzione di emettere e ricevere le onde sonore. Essi 
							sfruttano i fenomeni di Piezoelettricità e 
							Magretostrizione.
 Il primo fenomeno induce 
							vibrazioni in una sottilissima lamina di cristallo 
							(quarzo, tormalina) interposta fra le armature di un 
							condensatore che viene sottoposto ad un campo 
							elettrico alternato. L'alternanaza del campo provoca 
							sulle facce della lamina una trazione ed una 
							compressione che generano le vibrazioni emesse 
							nell'acqua.
 
 
  
							Il 
						fenomeno è reversibile, pertanto quando al trasduttore 
						arrivano le vibrazioni riflesse dal fondo fanno vibrare 
						la lamina, che quindi genera un campo elettrico fornendo 
						il segnale all'amplificatore, che lo riporta 
						sull'indicatore.
							 
						
 
						 
						La 
							magnetostrizione è quel fenomeno che genera 
							variazioni nelle dimensioni di una lamina di metallo 
							(nickel, ferro, cobalto) quando viene sottoposta 
							all'azione di un campo magnetico alternato, dovuto 
							ad una corrente alternata circolante in un filo che 
							attraversa la lamina. Anche questo fenomeno è 
							reversibile, cioè quando una lamina magnetizzata 
							subisce variazioni di dimensioni, genera un campo 
							magnetico variabile, che induce a sua volta una 
							tensione alternata nel filo, che fornisce quindi il 
							segnale rilevabile dall'amplificatore.
 
 Lo schema 
							a blocchi dell'ecoscandaglio è riassumibile in 
							quattro elementi:
 
								
								
								indicatore: riporta l'andamento del fondo e la 
								profondità; 
								
								trasmettitore: genera la tensione ad alta 
								frequenza che eccita il trasduttore; 
								
								
								trasduttore: emette le vibrazioni nell'acqua e 
								riceve gli echi di ritorno che trasforma in 
								segnali elettrici; 
								
								amplificatore: amplifica gli impusi elettrici 
								forniti dal trasduttore e li invia 
								all'indicatore.  
							
							Sull'indicatore si legge la profondità e scorre, 
							quando la nave si muove, il profilo del fondo.
 Solcometri, contamiglia e tachimetri
 Lo strumento che misura il cammino percorso dalla 
							nostra imbarcazione è detto solcometro.
 Il più 
							semplice di questi strumenti è, come abbiamo visto, 
							il solcometro a barchetta.
 Vi sono vari tipi di 
							solcometro, tra i quali citiamo:
 
								
								
								quello a pressione, detto anche "a tubo Pitot", 
								che sfrutta la pressione esercitata dall'acqua 
								che investe un corpo in movimento, in essa 
								immerso. 
								
								quello ad elica, che sfrutta la rotazione di un'elichetta 
								sistemata in carena e messa in movimento dalla 
								pressione che l'acqua esercita sulle sue pale, 
								quando lo scafo è in movimento 
								
								quello elettromagnetico, che sfrutta fenomeni di 
								elettromagnetismo (poco usato a bordo delle 
								imbarcazioni) 
								
								quello ad effetto Doppler, detto anche 
								Sonar-Doppler, che sfrutta l'effetto Doppler e 
								che, effettuando una misura riferita al fondo 
								del mare, è l'unico tachimetro capace di fornire 
								la misura della velocità effettiva. Come limite, 
								ovviamente, è legato alla profondità, che, se 
								superiore ai 600-700 metri, non consente di 
								ottenere misure attendibili.  È 
							bene comunque ricordare che la velocità misurata dai 
							comuni solcometri è riferita alla superficie 
							dell'acqua e non al fondo.Questo significa che 
							la velocità misurata dallo strumento può essere 
							notevolmente diversa da quella effettiva e riferita 
							al fondo del mare.
 Per comprendere meglio questo 
							concetto pensate di essere fermi in mezzo ad un 
							fiume, con la prua rivolta contro corrente; la 
							velocità misurata dal solcometro sarà uguale a 
							quella del fiume (velocità relativa), mentre la 
							vostra velocità effettiva (riferita al fondo del 
							fiume) è nulla. È quello che comunemente accade 
							quando si naviga in zone interessate da correnti 
							marine.
 
 
 
									
									Prime nozioni sul carteggio 
									nautico.Il compasso largamente utilizzato nel 
						carteggio nautico, sia per misurare le distanze, che per 
						ricavare le coordinate di un punto. Gli esercizi 
						elementari di carteggio sono quelli qui di seguito 
						descritti:Abbiamo gi avuto modo di dire che lo scopo 
									principale della navigazione quello di 
									analizzare e mettere in atto tutti gli 
									aspetti relativi al trasferimento di una 
									nave (intendendo questo termine nel suo 
									significato più lato), da un punto ad un 
									altro della superficie terrestre con la 
									massima sicurezza e la massima economia, 
									compatibilmente con gli scopi della 
									traversata (commercio, diporto, charter, 
									regata, pesca, ecc.).
 In relazione al 
									corso che stiamo affrontando, il tipo di 
									percorso più conveniente, che unisce due 
									punti della superficie terrestre, è quello lossodromico; cioè quella curva che taglia i 
									meridiani tutti con lo stesso angolo.
 Niente di più semplice, dal momento che si 
									utilizza la bussola come strumento di 
									governo e la carta di Mercatore per 
									risolvere graficamente i problemi della 
									navigazione.
 La bussola, infatti, a meno 
									degli errori dovuti alla deviazione e alla 
									declinazione (i cui valori peraltro possono 
									essere determinati con sufficiente 
									precisione), ci consente di dirigere la 
									nostra prua secondo tutte le direzioni 
									dell'orizzonte.
 La carta in proiezione di Mercatore è, come abbiamo avuto modo di 
									vedere, isogonica, in essa i meridiani sono 
									rappresentati da un fascio di rette 
									parallele e conseguentemente su di essa, la 
									lossodromia, può essere tracciata 
									semplicemente con una comune squadretta.
 Vediamo quindi di analizzare come si 
									eseguono le elementari operazioni di 
									carteggio nautico, quali sono gli strumenti 
									più adatti e come devono essere adoperati.
 La matita, meglio se una portamicromine 
									(0.5 mm. o meglio 0.7mm.) con mine del tipo 
									morbido (del tipo B o 2B), offre il 
									vantaggio di avere una punta sempre pronta, 
									consentono di lasciare un tratto marcato e 
									sottile sulla carta, senza inciderla e, se 
									si ha l'accortezza di tenere una scorta di 
									mine di ricambio si può carteggiare per mesi 
									senza alcun problema.
 La gomma deve 
									essere morbida, perché altrimenti, 
									utilizzando una gomma eccessivamente 
									abrasiva, rischiamo di rovinare, con le 
									ripetute cancellature, la carta nautica.
 Non indispensabile, ma certamente utile, una 
									riga metallica della lunghezza di circa 50 
									cm.
 È inoltre necessario disporre di una 
									o due squadrette nautiche e del compasso 
									nautico a doppia punta, completo di salvapunta a vite.
 E' vero che si 
									potrebbero utilizzare anche compassi 
									normali, ma bene ricordare che, se sono di 
									buona qualità, costano quanto quelli 
									nautici; se non lo sono, vi faranno presto 
									pentire di averli acquistati.
 Inoltre i 
									compassi normali hanno le punte a spillo, 
									che bucano la carta danneggiandola.
 
 
 
										
										
										Posizionare sulla carta nautica un punto 
										di coordinate note; 
										
										leggere le coordinate di un punto 
										sistemato sulla carta nautica; 
										
										
										tracciare, a partire da un punto 
										sistemato sulla carta nautica, una 
										semiretta formante, con la direzione 
										cardinale Nord (quindi con un meridiano), 
										un certo angolo; 
										
										
										leggere il valore dell'angolo che una 
										retta tracciata sulla carta nautica, 
										forma con la direzione cardinale Nord (e 
										quindi con i meridiani); 
										
										leggere la lunghezza in miglia che 
										separa due punti fissati sulla carta 
										nautica; 
										
										segnare, su una semiretta tracciata 
										sulla carta nautica, una stabilita 
										lunghezza in miglia.  
									
									Queste operazioni elementari di carteggio 
									nautico costituiranno l'argomento di questa 
									lezione.Vi consiglio di procurarvi tutto 
									l'occorrente per il carteggio (una carta 
									nautica, due squadrette nautiche, un 
									compasso, una matita, una gomma ed una riga) 
									e un foglio di carta sul quale prendere 
									appunti. Per gli esempi utilizzo una carta 
									didattica edita dall'Istituto Idrografico e 
									relativa alle Bocche di Bonifacio, potete 
									procurarvela anche voi ad un prezzo di poche 
									migliaia di lire (5.000 lire, credo che sia 
									il suo prezzo attuale); va benissimo per le 
									esercitazioni ma, ATTENZIONE, NON DEVE 
									ESSERE IMPIEGATA PER LA NAVIGAZIONE.
 
 
 
									
									Sistemare un punto A di coordinate note, 
									sulla carta nautica.Come prima cosa 
									si procedere alla lettura attenta delle due 
									scale, quella della latitudine, riportata 
									lungo i lati verticali della carta, ai 
									lati (che, guarda caso, ha assonanza con 
									la latitudine) e con quella della 
									longitudine che riportata lungo i due lati 
									orizzontali della carta, su e giù 
									(anche in questo caso la parola giù dovrebbe 
									richiamarvi la longitudine).
 Si opera con 
									il compasso nautico e con l'ausilio di una 
									squadretta nautica (almeno fino a che non 
									avrete raggiunto una certa padronanza 
									nell'impiego del compasso).
 
 
 
								
									| Si legge, sulla scala delle latitudini il 
									valore esatto della latitudine del punto 
									(gradi, primi e decimi di primo) e, una 
									volta individuato, si punta una estremità 
									del compasso sul parallelo vicino a questo 
									valore; quindi si apre il compasso fino a 
									portare la seconda punta a coincidere con il 
									valore della latitudine. Senza chiudere 
									il compasso si va a cercare il meridiano 
									prossimo al valore della longitudine del 
									punto, individuando in questo modo 
									l'incrocio del parallelo e del meridiano 
									vicini al punto A (pA e mA in figura).
 |  |  
									
									Partendo dal parallelo pA, riportiamo sul 
									meridiano mA l'apertura di compasso, 
									corrispondente alla latitudine, segnandola 
									con un tratto di matita.Poggiamo 
									l'ipotenusa della squadretta nautica su 
									questo segno in modo che la linea e 
									congiungente lo 0 con l'angolo di 90°, 
									incisa sulla squadretta, coincida con il 
									meridiano mA e tracciamo, lungo l'ipotenusa 
									una semiretta parallela a pA, dal lato verso 
									cui si trova il valore della longitudine di 
									A, come illustrato a lato.
 Disporremo ora 
									il compasso con una estremità sul meridiano mA e lo apriremo fino a che l'altra punta 
									coincida con il valore esatto della 
									longitudine di A: senza chiuderlo 
									riporteremo questa apertura lungo il tratto 
									tracciato precedentemente, trovando così, 
									sulla carta nautica, la posizione del punto 
									di coordinate note (clicca sulla figura per 
									vedere l'animazione).
 
 Leggere le coordinate di un punto segnato 
									sulla carta nautica.
 È l'operazione 
									inversa alla precedente e si può procedere 
									nel modo che descriveremo qui di seguito.
 Si poggia la squadretta nautica sul 
									meridiano più vicino al punto, facendo in 
									modo che la sua ipotenusa cada sul punto e 
									che la linea congiungente lo 0 con il valore 
									di 90°, incisa sulla squadretta, coincida 
									con il meridiano più vicino al punto; 
									tracciamo con la matita un segmentino sul 
									meridiano.
 Adesso basterà prendere il 
									compasso nautico e, posizionando una punta 
									sul segmento, tracciato precedentemente sul 
									meridiano, lo si aprirà fino a portare 
									l'altra punta a coincidere con il parallelo 
									più vicino.
 
								
									| Spostando il compasso lungo questo 
									parallelo, sulla scala delle latitudini si 
									leggerà il valore della latitudine del 
									punto. Per la longitudine sarà 
									sufficiente disporre una punta del compasso 
									sul punto, aprendo il compasso fino a che la 
									seconda punta cada sul segmento tracciato 
									sul meridiano; riportando questa apertura 
									sulla scala delle longitudini, leggeremo, il 
									corrispondente valore della longitudine (se 
									vuoi vedere l'animazione, clicca 
									sull'immagine).
 Si può procedere anche 
									con l'impiego del solo compasso nautico.
 
 |  |  
									
									In questo caso occorrerà sistemare una 
									estremità del compasso sul punto e 
									descrivere con l'altra un archetto che sia 
									tangente al parallelo più vicino al punto; 
									in questo modo saremo sicuri di aver 
									disposto la linea congiungente le due punte, 
									parallelamente al meridiano.Riportando 
									questa apertura sulla scala delle latitudini 
									leggeremo il valore corrispon-dente alla 
									latitudine.
 Procedendo in maniera 
									analoga, puntando il compasso sul punto, 
									descriveremo con l'altra punta un archetto 
									in modo che sia tangente al meridiano più 
									vicino; riportando questa apertura sulla 
									scala delle longitudini, ricaveremo il 
									valore della longitudine del punto
 
 
	
	| 
											
											PROBLEMI DI CARTEGGIO NAUTICO |  
									
									Tracciare, a partire da un punto 
									sistemato sulla carta nautica, una semiretta 
									formante, con la direzione cardinale Nord 
									(quindi con un meridiano), un certo angolo a.Per eseguire questa operazione 
									utilizzeremo esclusivamente le squadrette 
									nautiche e la matita.
 Vediamo quindi di 
									conoscere meglio le squadrette nautiche e di 
									descriverne il loro uso.
 
								
									|   | Le squadrette nautiche hanno la forma di un 
									triangolo isoscele rettangolo; presentano 
									lungo i due cateti una doppia graduazione 
									goniometrica che ha origine nel punto 
									mediano dell'ipotenusa (nel punto in cui si 
									incontrano le linee corrispondenti ai 180°, 
									45°, 90°, 135° e 360°); lungo l'ipotenusa 
									riportata una graduazione in millimetri 
									(pressoché inutile per gli scopi nautici). Se controllate la doppia graduazione 
									goniometrica, vi apparirà subito evidente 
									che essa presenta la graduazione interna 
									uguale a quella esterna aumentata di 180° 
									(allo 0° corrisponde 180°, a 10° corrisponde 
									190° e così via); ciò consente di tracciare, 
									con un'unica operazione, una direzione o la 
									sua opposta.
 |  
									
									L'uso della squadretta in pratica assai 
									semplice; occorre disporre lo 0 inciso 
									sull'ipotenusa (il punto di incontro delle 
									direzioni corrispondenti ai valori 180°, 
									45°, 90°, 135° e 360°), su un meridiano e 
									leggere su un cateto, in corrispondenza 
									dello stesso meridiano, il valore ricercato 
									e il suo opposto.  
								
									|   | 
									
									La direzione data dall'ipotenusa. Pertanto, per tracciare, a partire da un 
									punto sistemato sulla carta nautica, una 
									semiretta formante, con la direzione 
									cardinale Nord, un certo angolo a, dovremo 
									disporre lo 0 inciso sull'ipotenusa sul 
									meridiano più vicino al punto A, orientando 
									l'ipotenusa nel quadrante corrispondente al 
									valore dell'angolo a.
 In corrispondenza 
									dello stesso meridiano, sul cateto, dovremo 
									far coincidere il valore esatto dell'angolo a.
 |  
									L'ipotenusa taglierà il meridiano secondo 
									l'angolo a; basterà ora farla scorrere 
									parallelamente a se stessa, con l'ausilio di 
									un'altra squadretta e, quando l'ipotenusa si 
									troverà sul punto, tracceremo la semiretta 
									orientata secondo la direzione ricercata.
							Leggere il valore dell'angolo che una 
									retta tracciata sulla carta nautica, forma 
									con la direzione cardinale Nord (e quindi 
									con i meridiani).
 Dovremo procedere 
									in modo del tutto opposto alla descrizione 
									precedente. Nell'affrontare questo problema 
									si presentano due casi; di questi uno ci 
									consente di effettuare la lettura 
									direttamente, l'altro richiede una semplice 
									operazione di trasporto.
 
								
									|   | La circostanza più favorevole si presenta 
									quando la retta tracciata sulla carta 
									interseca un meridiano; in questo caso sarà 
									sufficiente poggiare la squadretta facendo 
									coincidere, esattamente, la linea incisa 
									lungo l'ipotenusa con la retta tracciata 
									sulla carta, prestando attenzione affinché 
									il punto 0 della squadretta (il centro della 
									linea incisa sulla sua ipotenusa) cada 
									esattamente sul meridiano. Risulta a 
									questo punto molto agevole effettuare la 
									lettura in corrispondenza del cateto 
									intersecato dallo stesso meridiano.
 |  
									
									Se invece la semiretta tracciata non 
									interseca nessun meridiano non potremo 
									procedere alla lettura diretta dell'angolo e 
									dovremo procedere al trasporto della 
									semiretta tracciata, parallelamente a se 
									stessa, servendoci di un'altra squadretta.Quando incontreremo un meridiano, faremo 
									coincidere con questo lo 0 tracciato 
									sull'ipotenusa ed eseguiremo la lettura come 
									nell'esempio precedente.
 
 
 
									
									I luoghi di posizione e loro 
									tracciamentoSono detti luoghi di posizione quei luoghi 
									geometrici costituiti da quei punti in cui 
									si può effettuare una certa misura ottenendo 
									sempre lo stesso risultato. Per esempio la 
									circonferenza è un luogo di posizione in 
									quanto da ogni punto della sua circonferenza 
									può effettuarsi la misura della distanza dal 
									centro, ottenendo sempre lo stesso valore, 
									vale a dire il raggio della circonferenza. 
									In navigazione questo luogo di posizione è 
									detto
 
  Cerchio di uguale distanza 
 Gli altri 
									luoghi geometrici sono:
 
 
  il Rilevamento di un punto; 
  l'Allineamento ; 
  le Batimetriche; 
  il Cerchio Capace 
								
									| Cerchio di uguale distanza È 
									determinato misurando la distanza che separa 
									l'imbarcazione da un oggetto osservato. 
									Determinata questa distanza, si traccia la 
									circonferenza con centro sul punto osservato 
									e apertura pari alla distanza misurata.
 L'imbarcazione si troverà in un punto 
									qualunque della circonferenza.
 |   |  
								
									|   | Rilevamento di un punto Esso è determinato dalla semiretta che, 
									partendo dal punto segnato sulla carta, 
									forma con i meridiani un angolo uguale al 
									valore di quello misurato da bordo.
 Il 
									Rilevamento viene misurato con la bussola da 
									rilevamento portatile o con il cerchio azimutale piazzato sulla bussola di 
									rotta.
 
 |  
										
											| Allineamento L'allineamento di due punti è la 
											semiretta che congiunge i due punti 
											osservati.
 L'allineamento può 
											essere esterno o interno; nel primo 
											caso l'osservatore osserva i due 
											oggetti dalla stessa parte, nel 
											secondo caso l'osservatore si trova 
											tra i due oggetti e ne vede uno in 
											direzione opposta all'altro.
 L'allineamento può essere 
											determinato senza l'uso di alcuno 
											strumento, essendo sufficiente 
											l'osservazione diretta dei due 
											oggetti.
 L'allineamento si dice
											sensibile quando il rapporto 
											tra la distanza che separa 
											l'imbarcazione dall'oggetto più 
											vicino e la distanza tra i due 
											oggetti in allineamento, è inferiore 
											a 5.
 |   |  
									BatimetriaLe batimetriche sono le linee che uniscono 
									tutti i punti che hanno la stessa 
									profondità. Pertanto stando su una Batimetrica e misurando con uno scandaglio 
									la profondità, otterremo sempre lo stesso 
									valore. Queste linee sono disegnate sulla 
									carta nautica e quindi non occorre 
									tracciarle.
 
										
										
										La patente entro le 12 miglia e senza 
										alcun limite è obbligatoria per chiunque 
										assuma il comando e la condotta di unità 
										da diporto di lunghezza inferiore o 
										uguale a 24 metri per la navigazione 
										oltre le sei miglia dalla costa o entro 
										le sei miglia (oltre le 12 miglia 
										occorre l'abilitazione senza alcun 
										limite), quando l'apparato motore abbia 
										cilindrata superiore a: 
										
											
											
											750 cc se a carburazione a due 
											tempi; 
											
											1000 cc se a carburazione a quattro 
											tempi fuori bordo; 
											
											1300 cc se a carburazione a quattro 
											tempi entro bordo; 
											
											2000 cc se a motore diesel; 
											
											
											comunque con potenze superiori a 
											40.8 cv. 
										
										La patente per navi da diporto è 
										indispensabile per il comando e la 
										condotta delle unità di lunghezza 
										superiore a 24 metri. 
										
										Nessuna abilitazione è prevista per il 
										comando e la condotta di unità di 
										lunghezza inferiore a 24 metri quando 
										queste navighino entro le sei miglia ed 
										abbiano apparato motore con cilindrata e 
										potenza inferiore a quelle indicate al 
										primo punto. Occorre però avere: 
										
											
											
											Compiuto 18 anni per comandare e 
											condurre imbarcazioni a motore, a 
											vela con motore ausiliario e 
											motovelieri; 
											
											Compiuto 16 anni per i natanti a 
											motore, a vela con motore ausiliario 
											e motovelieri; 
											
											Compiuto 14 anni per i natanti a 
											vela con superficie velica superiore 
											a 14 mq nonché per unità a remi che 
											navigano entro 1 miglio dalla costa;
											
											
											Compiuto 16 anni per la condotta di 
											moto d'acqua e altre unità diverse 
											da quelle dei punti b) e c) sulle 
											quali sia installato un apparato 
											motore con cilindrate e potenza 
											inferiori a quelle stabilite al 
											primo punto. 
 
 
									
									In caso di "uomo 
									in mare" occorre mettere immediatamente 
									il timone tutto dal lato di caduta, * 
									discostando cosi la poppa ed elica dal 
									naufrago, lanciare un salvagente (di notte 
									con boetta luminosa) e se c’e, un segnale 
									fumogeno arancione, al fine di segnalare il 
									punto (in mare è estremamente facile perdere 
									di vista la testa di una persona, anche con 
									piccole onde).Manovrando in tal modo, il 
									natante descriverà un arco completo fino a 
									tornare nelle vicinanze del naufrago; questi 
									sarà avvicinato sottovento (la parte 
									opposta da cui spira il vento), per evitarne 
									l’investimento, e si porrà tempestivamente 
									il motore in folle (solo una grossa 
									imbarcazione si avvicinerà da sopravvento, 
									cosi da riparare la zona critica dal vento e 
									dal moto ondoso, lasciandosi scarrocciare). 
									In fiume la stessa manovra va eseguita 
									sempre controcorrente, per evitare di essere 
									sospinti dalla medesima contro il 
									malcapitato.
 
									Altra manovra 
									consiste nell’accostare dapprima di 60° 
									verso il lato di caduta e, poi, dalla parte 
									opposta, assumendo cosi una rotta inversa a 
									quella iniziale, questo consentirà di 
									tornare pressoché esattamente sul posto, 
									anche se la manovra e stata iniziata con 
									ritardo. Il ricorso all’uno o all’altro 
									metodo può dipendere naturalmente da 
									eventuali ostacoli, dallo stato del mare ed 
									infine dalle caratteristiche evolutive del 
									natante. 
									*Casomai 
									ponendo tempestivamente il motore in folle, 
									cosi da neutralizzare il pericolo costituito 
									dall’elica; e ciò, sempre con riferimento ad 
									imbarcazioni di buona lunghezza e che 
									procedono a normale andatura. Perché, e 
									ovvio, su unita non grandi e veloci non vi 
									sarà il necessario tempo per certe manovre.
 
 
											
											
											(Aggiornato al decreto 05.10.1999, 
											nr. 478)
 
												
													| 
													S P E 
													C I E   D I   
													N A V I G A Z I O N E (la «x» indica 
													l’obbligatorietà - il numero 
													tra parentesi indica le 
													quantità)
 |  A) Dotazioni di 
											sicurezza per le unità da diporto 
											(con o senza marcatura CE) 
												
													|  | 
													
													Senza alcun 
													
													limite | 
													
													Entro 50 miglia | 
													
													Entro 12 
													
													miglia | 
													
													Entro 6 
													
													miglia | 
													
													Entro 3 
													
													miglia | 
													
													Entro 1 
													
													miglia | 
													
													Entro 300 
													
													metri | 
													
													Nei fiumi , torrenti 
													
													e corsi d’acqua |  
													| zattera di salvataggio 
													(per tutte le persone a 
													bordo) | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  |  
													| apparecchi galleggianti 
													(per tutte le persone a 
													bordo) |  |  | 
													
													x |  |  |  |  |  |  
													| cinture di salvataggio 
													(una per ogni persona a 
													bordo) | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x |  | 
													
													x |  
													| salvagente anulare con 
													cima | 
													
													x (1) | 
													
													x (1) | 
													
													x (1) | 
													
													x (1) | 
													
													x (1) | 
													
													x (1) |  | 
													
													x(1) |  
													| boetta luminosa | 
													
													x (1) | 
													
													x (1) | 
													
													x (1) | 
													
													x (1) |  |  |  |  |  
													| boetta fumogena | 
													
													x (3) | 
													
													x (2) | 
													
													x (2) | 
													
													x (2) | 
													
													x (1) |  |  |  |  
													| bussola e tabelle di 
													deviazione (a) | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  
													| orologio | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  |  
													| barometro | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  |  
													| binocolo | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  |  
													| carte nautiche della zona 
													in cui si effettua la 
													navigazione | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  |  
													| strumenti da carteggio | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  |  
													| fuochi a mano a luce 
													rossa | 
													
													x (4) | 
													
													x (3) | 
													
													x (2) | 
													
													x (2) | 
													
													x (2) |  |  |  |  
													| razzi a paracadute a luce 
													rossa | 
													
													x (4) | 
													
													x (3) | 
													
													x (2) | 
													
													x (2) |  |  |  |  |  
													| cassetta di pronto 
													soccorso (b) | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  |  
													| fanali regolamentari (c) | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  
													| apparecchi di 
													segnalazione sonora 
													(d) | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  
													| strumento di 
													radioposizionamento 
													(LORAN , GPS) (e) | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  |  
													| apparato VHF | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  
													| riflettore radar | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  |  |  |  |  
													| E.P.I.R.B (Emergency 
													Position Indicanting Radio 
													Beacon) | 
													
													x |  |  |  |  |  |  |  |   B) 
											Ulteriori dotazioni di sicurezza per 
											le unità senza marcatura CE   
												
													| Pompa o altro attrezzo di 
													esaurimento | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  
													| Mezzi antincendio - 
													estintori : come indicato 
													nella Tabella All. A) 
													annessa al D.M. 21 gennaio 
													1994 n. 232 (e) | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x | 
													
													x |  |  |  Note : 
												
												le tabelle di deviazione sono 
												obbligatorie solo per le 
												imbarcazioni da diporto.secondo 
												la tabella D allegata al Decreto 
												del Ministero della sanità n. 
												279 del 28 maggio 1988.Nel 
												caso di navigazione diurna fino 
												a dodici miglia dalla costa i 
												fanali regolamentari possono 
												essere sostituiti con una torcia 
												di sicurezza a luce bianca, per 
												le unità aventi una lunghezza 
												superiore a metri 12 è 
												obbligatorio anche il fischio e 
												la campana. (la campana può 
												essere sostituita da un 
												dispositivo sonoro portatile).
 
 I natanti, indipendentemente 
												dalla potenza del motore, devono 
												avere a bordo solo un estintore. 
												Per le imbarcazioni, il numero 
												degli estintori e la capacità 
												estinguente sono stabiliti alla 
												lett. A) della tabella annessa 
												al citato D.M. 232\1994.
 
									
									 |